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Chitarra In
Associazione Musicale – Roma
PREMIO ALLA CARRIERA
al Maestro
ALIRIO DIAZ

Per Alirio Diaz, il chitarrista dei due mondi.
Uomo e maestro che scelse di fare dell’Italia la sua patria adottiva.
Con riconoscenza

Carissimi oggi presenti, maestri costruttori, chitarristi e cultori della Chitarra Classica, prima di tutto desideriamo porgervi un vivo ringraziamento da parte dell’associazione Chitarra In per aver voluto partecipare a questo momento di grande gioia, comunicazione e scambio per il mondo della chitarra classica.
Come sapete, siamo qui riuniti per celebrare un evento già annunciato, il conferimento del “Premio alla Carriera” alla memoria al grande maestro venezuelano Alirio Diaz Leal.

Numerosi altri riconoscimenti gli sono stati attribuiti in vita nel corso negli anni, e la decisione di conferirgli questo ulteriore postumo premio è stata presa in modo unanime dal Comitato Scientifico della nostra associazione, nelle persone dei Maestri: Bruno Battisti D’Amario, Luigi Attademo, Fernando Lepri e Lucio Matarazzo, oltre che da noi soci fondatori di Chitarra In, Gabriele Curciotti e Massimo Di Coste.

L’occasione, come molti di voi sanno, è il compiersi di cento anni dalla data di nascita; Alirio Diaz nacque infatti in Venezuela nell’anno 1923, il giorno 12 novembre.
Ripercorreremo brevemente il percorso che fece e gli aspetti salienti della sua straordinaria personalità artistica; ma prima ancora desideriamo esprimergli la nostra gratitudine per essersi stabilito in Italia, proprio qui a Roma, e per essere stato una presenza viva, comunicativa e generosa nel mondo della chitarra classica italiana.

Desideriamo oggi anche porgere pubblicamente un ringraziamento alla Signora Consolina Risi, moglie del M° Alirio e mamma del M° Senio Diaz, che oggi è qui presente con noi. La ringraziamo perché, grazie al nascere di un amore per lei, che diventò un riuscito matrimonio, il M° Alirio decise di stabilirsi a Roma, e andò ad abitare con la sua famiglia nel quartiere di San Paolo.
Nell’anno 1953 era accaduto che Alirio Diaz, temporaneamente a Roma, aveva preso alloggio in un appartamento in Via Flavia, dove per molte ore al giorno si dedicava allo studio, suonando in particolare in quei giorni la Danza Paraguaya di Barrios.
Nell’appartamento adiacente a quello dove studiava il maestro abitava la famiglia Risi, ben presto emozionata per le bellissime sonorità che giungevano da oltre il muro.

All’epoca il M° Diaz era trentenne, molto snello per non dire molto magro, e la Sig.ra Maria, mamma di Consolina, che lo incontrava spesso, con italico materno slancio pensò di invitarlo a mangiare le fettuccine fatte in casa condite col ragù. Fettuccine che, tra parentesi, facevano impazzire anche Andres Segovia, che quando era a Roma immancabilmente andava a trovare Alirio e la sua famiglia.
Alirio accettò volentieri l’invito, e in quella circostanza lui e Consolina Risi si conobbero; scoccò la scintilla dell’amore, e si avviò la definitiva permanenza del Maestro in Italia.
Cominciò così, sulle ali delle note della Danza Paraguaya di Barrios, e in questa occasione desideriamo porgere un ringraziamento anche alla Sig.ra Consolina, protagonista e artefice di questo dono che L’Italia e Roma hanno avuto per suo merito la fortuna e la gioia di ricevere.

Facciamo ora un passo indietro, cercando di narrare in breve l’incredibile magico percorso che ha portato questo fanciullo, nato in una sperduto villaggio della campagna venezuelana, a diventare uno dei più grandi maestri della chitarra classica della nostra epoca.

Alirio era nato in un villaggio di 400 abitanti chiamato “La Candelaria”, a 30 km. da Carora, una città dello stato di Lara, a ben 450 km. da Caracas. Scrivendo su Google Maps “casa natal de Alirio Diaz” è ancora oggi possibile vedere la casa dove il maestro è nato e cresciuto.

Le risorse del luogo erano scarse, e tutti i ragazzi dovevano necessariamente contribuire col loro lavoro ad aiutare la famiglia. La scuola primaria non c’era, era a Carora a 30 km., troppo distante per potere essere quotidianamente frequentata, e l’alfabetizzazione dei bimbi era quindi affidata a qualche anziano più istruito che fungeva da maestro; nel caso di Alirio si trattò di uno zio.
Il nonno di Alirio, amante della cultura, possedeva una copia della Divina Commedia, ed egli ne imparò a memoria numerosi versi. Fin dall’infanzia Alirio spiccò per il suo gran desiderio di apprendere, sia in campo letterario che musicale.
Anche se il villaggio contava soli 400 abitanti, molto frequentemente vi risuonava la musica, coltivata coralmente nelle serate e nei fine settimana. Il cuatro venezolano era lo strumento più diffuso insieme alla chitarra, e il padre di Alirio ne era un bravo suonatore; anche la mamma sapeva cantare ben accompagnandosi con la chitarra.

In tutte le case c’era uno strumento: un cuatro, una chitarra, un mandolino, delle maracas, un tamburo. Il nonno di Alirio possedeva persino un metodo Carulli, e suonava sia la chitarra che il violino. Nacque ben presto nel giovane una intensa passione per la musica popolare che lo avrebbe accompagnato per sempre, di pari passo con l’interesse per tutto ciò che fosse scritto. La grande passione per la musica napoletana incominciò ascoltando le canzoni di Caruso, che un vicino faceva suonare in un fonografo a tromba.
Tutto era guidato da un innato gran desiderio di conoscenza.
Indagando presso gli anziani riuscì a ricostruire e scrivere la storia del suo villaggio, con riferimento anche alle tecnologie impiegate nella costruzione.

Alirio da ragazzo raccoglieva e custodiva gelosamente in una grossa scatola di cartone tutta la carta stampata di cui riusciva ad entrare in possesso; quella scatola era la sua personale biblioteca, il suo passaporto per la cultura. In essa vi erano dei libri, dei fogli pubblicitari, racconti brevi e aneddoti storici, barzellette, almanacchi, cruciverba, note metereologiche, fotografie. C’era anche una cartina d’Europa a colori con le capitali.

Intanto il rapporto con un padre che non lo capiva, molto duro e intransigente nell’esigere l’espletamento di pesanti attività lavorative, peggiorava e si faceva sempre più difficile; anche a causa di dolorose punizioni corporali che portavano il ragazzo a fuggire e rintanarsi in luoghi nascosti per un giorno intero, e talvolta anche di più.
La situazione a casa si faceva sempre più pesante, e la mattina del giorno 6 settembre del 1939, alle tre del mattino, col primo cantar del gallo, Alirio con le sue cose in una sacca e la scatola di cartone, si incamminò per andare a Carora: 30 km., cinque o sei ore di viaggio a piedi. Arrivò affamato e con i piedi in fiamme.

Da lì iniziò la svolta. Fu ospitato da un fratello che lavorava a Carora, poté finalmente frequentare la scuola e conseguì il sesto grado di insegnamento primario.
Ma l’evento più importante di questo periodo è l’incontro con Don Cecilio Zubillaga Perera, giornalista, letterato e poeta, che intuì le straordinarie qualità del ragazzo, lo prese sotto la sua ala protettrice e cominciò a consigliarlo e indirizzarlo, scrivendo negli anni per lui varie lettere di presentazione e raccomandazione.
Fu lui a segnare il destino di Alirio, che negli anni lo ricordava come il suo “padre spirituale”.

Infatti, quando Alirio stava concludendo il sesto grado, ed era sul punto di intraprendere gli studi letterari, filosofici e storici nella città di Barquisimeto, don Cecilio gli disse: “Non farlo, è una assurdità. Tu devi diventare un grande musicista, e andrai a Trujillo a studiare musica”.
E così avvenne, Alirio andò a studiare musica a Trujillo. e fu allievo prediletto del compositore M° Laudelino Mejias, che gli insegnò teoria musicale, armonia e solfeggio, e per aiutarlo a mantenersi lo fece entrare nella banda pubblica locale, la “Banda dello Stato di Lara”, come suonatore di clarinetto e sassofono.
Sollevandolo così dal pesante lavoro che svolgeva in una tipografia del poligrafico dello stato. In questo periodo imparò la lingua inglese, e collaborò con la radio locale in trasmissioni dedicate alla musica popolare.

Siamo giunti all’anno 1945 e Alirio Diaz a 22 anni, ancora su indicazione di Don Cecilio Zubillaga Perera, si sposta a Caracas per studiare approfonditamente la chitarra classica nella scuola del Maestro Jose Luis Borges. A Caracas studia anche teoria musicale, solfeggio, storia ed estetica della musica, armonia e composizione con Vicente Emilio Sojo.
Quest’ultimo, gran cultore e raccoglitore di musica popolare venezuelana, lo fece entrare nel suo coro come tenore; segnando in Alirio la nascita di un interesse per la raccolta, armonizzazione e diffusione di questi brani che lo accompagnerà durante tutta l’esistenza.
Chi era il chitarrista Raul Borges? Dopo aver ricevuto una buona educazione musicale, a partire dai vent’anni studiò la chitarra da da autodidatta col metodo di Carulli, ma entrato successivamente in contatto con Barrios la sua tecnica ebbe una notevole evoluzione; l’insegnamento di Barrios infatti era basato sulla scuola catalana, e il suo metodo di elezione era quello di Juan Parras del Moral, che insegnò come titolare nella Scuola Municipale di Musica di Barcellona e studiò anche con Segovia.

L’ambiente di Caracas, dove soggiornò tra 1l 1945 e il 1950, fu fonte per il giovane Alirio, così naturalmente dotato e ormai maturo musicalmente, di proficui contatti col mondo europeo, da cui sarebbe poi scaturita la sua straordinaria carriera.
Infatti nel 45 ascoltò Andres Segovia in concerto, nel 48 suonò davanti a lui. Ricevette concrete indicazioni e consigli, e venne informato della possibile istituzione di un corso in Europa, forse in Italia. Nella prima metà del ’50, ormai lanciato nell’attività concertistica, e prima di recarsi a Madrid, si esibisce sia per radio che in varie città del Venezuela; è rimasta famosa la sua interpretazione della Ciaccona nel maggio del ’50 presso la Scuola Superiore di Musica di Caracas in occasione della commemorazione per il bicentenario della morte di Bach.

Grazie a una borsa di studio ricevuta dai suoi estimatori nella seconda metà del 1950, a 27 anni, Alirio poté recarsi a Madrid, dove studiò per tre anni con Regino Sainz de la Maza, titolare della cattedra di chitarra presso il Real Conservatorio de Musica.
Da Regino Sainz de la Maza, ricevette più insegnamenti musicali e interpretativi che tecnici, e soprattutto l’apertura di un vasto mondo di relazioni con intellettuali e musicisti: Gerardo Diego, Joaquin Rodrigo, Federico Moreno Torroba, Narciso Yepes, Emilio Pujol Federico Mompou e altri ancora. Si diplomò in un solo anno con un premio straordinario, e diede concerti in numerose città spagnole: Madrid, Barcellona, Granada, Valencia e altre ancora.

Alirio portava in Europa un ricco e poco conosciuto repertorio, quello delle partiture Edizioni Schott, che erano giunto in Venezuela ma in Europa non erano più disponibili, perché la sede della casa editrice era stata rasa al suola durante la seconda guerra mondiale, analogamente era avvenuto in Spagna, dove molte partiture si erano perse a causa della guerra civile.

A questo punto, nella seconda metà del 1950, avviene un fatto nuovo.

Cominciavano i corsi tenuti da Segovia presso l’accademia Chigiana di Siena; Alirio Diaz non ebbe la possibilità di parteciparvi il primo anno, ma vi fu presente a partire dal secondo. Emerse rapidamente rispetto agli altri partecipanti, e già dal primo anno ebbe il privilegio di esibirsi in concerto da solo davanti al Conte Chigi: era la sera del 20 agosto 1951.
Inizio da lì anche in Italia una intensa attività concertistica, che portò il maestro ad esibirsi già dal 1952 in numerose città italiane: Bologna, Alessandria, Genova e Roma; nello stesso anno effettuò numerose registrazioni per la R.A.I. ; e poi nel 1954 a Faenza, Napoli, Roma, Sassari, Pesaro, Torino e Sulmona. Nei programmi non mancavano mai brani di musica venezuelana, come sempre avvenne nel corso della sua vita.

L’amicizia con Segovia si consolidava sempre di più, in una perfetta intesa sia umana che artistica e nel 1955 Segovia chiese a Diaz di diventare suo assistente.
Diaz ha sempre ricordato con grande emozione quel momento: “E’ stato il diploma della mia vita.Dopo tre anni che ero con Segovia già divenni suo assistente, il sostituto delle lezioni del più grande chitarrista del mondo”.

Dal 1957, a causa di vari di impedimenti di Segovia, il corso alla Chigiana venne interamente affidato ad Alirio Diaz. E’ da rimarcare il fatto che nei suoi corsi fu sempre viva la presenza dell’insegnamento di Segovia, che veniva continuamente citato facendo riferimento alle sue asserzioni ed indicazioni, che Diaz seguiva rigorosamente.
L’attività presso l’Accademia Chigiana durò fino all’anno 1964.

Continuava una intensissima attività concertistica internazionale che portò il maestro a dare concerti in tutto il mondo, e per fortuna a realizzare anche un ricchissimo patrimonio di registrazioni che danno anche alle giovani generazioni la possibilità di conoscere ed apprezzare la sua arte. Oltre a questo, si dedicò in modo assiduo alla didattica e alla raccolta, trascrizione e armonizzazione per chitarra di numerosissimi brani. L’amore per la musica popolare derivò sia dalle sue origini che dall’intensa amicizia col suo maestro di coroVicentee Emilio Sojo, assiduo raccoglitore e arrangiatore di brani popolari persi nella notte dei tempi. Lo stesso Alirio ne armonizzò e adattò numerosi per chitarra.

Ma la sua passione non fu volta solo alla musica popolare del suo paese, ma anche a quella delle altre nazioni. Con Regino Sainz della Maza si appassionò alla musica spagnola, che anche il maestro raccoglieva, armonizzava e adattava per la chitarra.
In Italia ebbe un particolare interesse per la musica popolare napoletana, a cui era stato introdotto dal caro amico maestro Umberto Incutti, va assolutamente ricordato l’album di 11 canzoni napoletane pubblicato dall’editore Zanibon.

Poiché il REG è una manifestazione volta a valorizzare la liuteria italiana, è doveroso ricordare a questo punto che il Maestro Diaz, corteggiato dai più grandi liutai di quel momento, oltre alle varie Ramirez, Fleta e Hauser utilizzò fino a tarda età prevalentemente le chitarre costruite dai liutai romani Raponi, Orlando con il figlio Amenio che dovrebbe essere oggi qui presente, portandole in giro per il mondo.
Il rapporto professionale si consolidò ben presto in una collaborazione proficua per la messa a punto di numerosi dettagli secondo quanto indicato da Alirio; la collaborazione professionale si trasformò in una solida amicizia tra le famiglie, che perdura sino a tutt’oggi.
Amenio Raponi ci ha raccontato di recente un aneddoto risalente agli anni 60.
Ricevettero un giorno in laboratorio una improvvisa telefonata del Maestro Alirio angustiatissimo. Era accaduto che, facendo scalo a Roma e di transito in aeroporto per cambiare aereo, la sua Raponi era stata gravemente danneggiata durante lo spostamento del bagaglio da un aereo all’altro, e non era più utilizzabile.

Preso dal panico e, dovendo proseguire per rispettare gli impegni concertistici, chiese se era possibile avere quanto prima uno strumento già pronto. I Raponi individuarono la chitarra da portare, già pronta e destinata a un altro chitarrista, che vide purtroppo i tempi di consegna prolungarsi, e corsero di gran carriera in aeroporto, felici di essere riusciti a risolvere il problema.

A questo punto non possiamo non parlare delle grandi capacità didattiche di Alirio Diaz, che vanno di pari passo con le sue qualità umane e comunicative. La sua vastissima cultura e filosofica lo portava ad avere presso gli allievi uno straordinario carisma.
Per quanto riguarda la didattica non si può parlare di uno specifico metodo Diaz, si può invece parlare di un insegnamento frontale che aveva la caratteristica di essere estremamente diretto e personalizzato.
La grande esperienza maturata negli anni consentiva al maestro di comprendere rapidamente e con chiarezza quali fossero le necessità dell’allievo per potere giungere a un suo perfezionamento, sia in campo tecnico che interpretativo, aiutandolo nella comprensione del senso musicale del brano, e suggerendo esercizi di tecnica volti a colmare specifiche lacune.

Ma non c’era solo questo. Il maestro era uomo di profonda cultura letteraria e filosofica, e chi ha studiato con lui ricorda non solo quanto ricevuto in campo musicale, ma anche moltissimo il rapporto umano che si stabiliva, l’affettività e la ricchezza delle conversazioni. Un allievo ci ha detto: “Stare vicino a lui era una esperienza quasi mistica”.

E’ giunto ora il momento di porgere dei ringraziamenti.
In primo luogo a chi si è dedicato a documentare le attività del maestro; oltre al volume autobiografico “Al divisar el humo de la aldea nativa”, che mette in luce le capacità letterarie del maestro, va ampiamente ringraziato il Maestro Stefano Picciano per il suo ottimo e documentatissimo libro “ALIRIO DIAZ tra musica popolare e musica colta” Ed. Orpheus; Alejandro Bruzual per il libro ALIRIO DIAZ il chitarrista dei due mondi, Ed. Curci; la rivista SEICORDE per le interviste fatte in più circostanze da Filippo Michelangeli.

Ma soprattutto i nostri vivissimi ringraziamenti vanno ai figli del Maestro: Senio, Beatrice Tibisay, Maria Isabel e Josefa, sia per l’aiuto che ci hanno dato in questa circostanza, sia per il fatto di continuare a tenere viva la memoria del Maestro Diaz attraverso le molteplici attività della Associazione Culturale Alirio Diaz, ben conosciuta in ambito internazionale anche per il concorso annuale a cui accorrono chitarristi di varie nazioni.

Invitiamo a questo punto sul palco il Maestro Senio Alirio Diaz Risi a salire sul palco per ritirare la targa del premio con le motivazioni.

Silvio Capoferro
In occasione del Roma Expo Guitars 2023
Roma, 26 marzo 2023